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La quantificazione del danno morale e l’impossibilità dell’richiesta generica

RC: 141207
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DOI: 10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/legge/richiesta-generica

CONTEÚDO

ARTICOLO ORIGINALE

TORREÃO, André D Albuquerque [1], DENDASCK, Carla Viana [2]

TORREÃO, André D Albuquerque. DENDASCK, Carla Viana. La quantificazione del danno morale e l’impossibilità dell’richiesta generica. Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento. Anno. 06, Ed. 11, Vol. 09, pp. 42-51. Novembre 2021. ISSN: 2448-0959, Link di accesso:  https://www.nucleodoconhecimento.com.br/legge/richiesta-generica, DOI: 10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/legge/richiesta-generica

RIEPILOGO

Una delle sfide contemporanee della magistratura è direttamente legata alla ricerca della rottura della lentezza, garantendo la fluidità da parte della magistratura e l’accesso alla giustizia della società nel suo complesso. Una delle alternative si basa sulla necessità per i professionisti di presentare azioni che hanno consolidato i sussidi per la loro esistenza, riducendo così l’onere della magistratura. Anche i processi per danni morali rappresentano una percentuale importante, portando addirittura alcuni autori a segnalare l’esistenza di una “banalizzazione” di questo tipo di processo. In questo contesto, questo articolo presenta la seguente domanda guida: come quantificare il danno morale e quali sono le conseguenze di entrare con una domanda generica? Pertanto, gli obiettivi qui delineati hanno cercato di comprendere come si verifica il danno morale, passando attraverso il suo contesto storico, il diritto alla riparazione del danno e, infine, la necessità di guardare alla creazione di un processo solido inserendo un’azione al fine di evitare la banalizzazione di questo tipo di processo.

Parole chiave: Danno morale, Richiesta generica, Riparazione.

INTRODUZIONE

Una delle azioni che più finiscono per sovraccaricare il sistema giudiziario è legata al danno morale. Questo perché abbiamo molte persone che finiscono per abusare di questo diritto soggettivo. Il problema è peggiorato, perché ad un certo punto della nostra storia il danno morale è stato concesso nei casi in cui non c’era alcun evento, creando quella che popolarmente chiamava “industria del danno morale”, creando così una catena di banalizzazione dei processi (LIMA, 2017).

Il danno morale è la giusta lesione della personalità ed è caratterizzato come l’offesa o la violazione della proprietà morale di una persona, come ad esempio che si riferiscono alla sua libertà, al suo onore, alla sua salute (mentale o fisica), alla sua immagine. Felice la definizione fatta dal professor Cavalieri (2012) nel definire cosa sia il danno morale, e l’importanza della sua esistenza autonoma:

Por mais pobre e humilde que seja uma pessoa, ainda que completamente destituída de formação cultural e bens materiais, por mais deplorável que seja seu estado biopsicológico, ainda que destituída de consciência, enquanto ser humano será detentora de um conjunto de bens integrantes de sua personalidade, mais precioso que o patrimônio. É a dignidade humana, que não é privilégio apenas dos ricos, cultos ou poderosos, que deve ser por todos respeitada. Os bens que integram a personalidade constituem valores distintos dos bens patrimoniais, cuja agressão resulta no que se convencionou chamar de dano moral. Essa constatação, por si só, evidencia que o dano moral não se confunde com o dano material; tem existência própria e autônoma, de modo a exigir tutela jurídica independente (CAVALIERI, 2012, p. 89).

Succede che non tutto può essere classificato come danno morale, non è un semplice fastidio che dovrebbe causare il suo verificarsi, il danno deve causare una vera scossa nel punto morale della vita di quella vittima non sarà più la stessa. In questo percorso sintonizzato, possiamo segnalare ciò che Sérgio Cavalieri (2012, p. 93):

[…] só deve ser reputado como dano moral a dor, vexame, sofrimento ou humilhação que, fugindo à normalidade, interfira intensamente no comportamento psicológico do indivíduo, causando-lhe aflições, angústia e desequilíbrio em seu bem-estar. Mero dissabor, aborrecimento, mágoa, irritação ou sensibilidade exacerbada estão fora da órbita do dano moral, porquanto, além de fazerem parte da normalidade do nosso dia a dia, no trabalho, no trânsito, entre os amigos e até no ambiente familiar, tais situações não são intensas e duradouras, a ponto de romper o equilíbrio psicológico do indivíduo. Se assim não se entender, acabaremos por banalizar o dano moral, ensejando ações judiciais em busca de indenizações pelos mais triviais aborrecimentos.

In considerazione di questo scenario, bisogna essere zelanti nel deliberare sul verificarsi di danni morali, perché nella nostra vita quotidiana affrontiamo diverse situazioni spiacevoli che la vita nella società ci impone e che non sono considerate danni morali, ma situazioni che fanno parte della nostra vita quotidiana e dobbiamo imparare a conviverci.

DELL’EVOLUZIONE STORICA

Un aspetto molto importante per comprendere il danno morale è la sua evoluzione storica. Il riconoscimento dell’autonomia giuridica del danno morale non è avvenuto tempestivamente, essendo acquisito attraverso un ciclo evolutivo. Questo processo può essere riassunto in tre fasi distinte.

La prima fase riguarda l’irreparabilità del danno morale che De Lima (1940) ha già accennato come una “stravaganza dello spirito umano”, e che, nello studio pubblicato sul Bollettino della  Faculdade de Direito de Coimbra, sottolinea alcuni argomenti che sono stati utilizzati, in questa prima fase, come “l’immoralità di compensare il dolore con il denaro”. In questa fase, il paradigma (riparabilità) del danno morale non è stato adottato. Tuttavia, questo concetto stava perdendo forza con l’evoluzione stessa del diritto.

Durante il ventesimo secolo, la tesi della riparazione del danno morale inizia a creare più corpo. Tuttavia, il danno morale è stato solitamente osservato solo quando legato a danni materiali, cioè c’era difficoltà a riconoscere la sua autonomia (LIMA, 2017).

Con l’evoluzione della legge, si è arrivati alla seconda fase, che non ammette ancora un riconoscimento immediato del danno morale, ma che comincia ad essere ammessa e osservata dalla giurisprudenza, comunque sempre legata al verificarsi di un danno materiale. Pertanto, se la vittima dovesse subire un danno materiale amaro, c’era la possibilità di convincere la magistratura del verificarsi di un danno morale in parallelo, cioè questo è stato osservato come risultato dell’esistenza di ciò, limitando la sua autonomia.

A proposito, vale la pena ricordare che il Codice Civile del 1916, che era in vigore all’epoca, non ha impedito la riparazione autonoma del danno morale. Con l’avvento della costituzione del 1988, il danno morale ha riconosciuto la propria autonomia e riparabilità, secondo gli articoli 5, V e X, giungendo così alla terza fase.

Art. 5º Todos são iguais perante a lei, sem distinção de qualquer natureza, garantindo-se aos brasileiros e aos estrangeiros residentes no País a inviolabilidade do direito à vida, à liberdade, à igualdade, à segurança e à propriedade, nos termos seguintes:

(…)

V – é assegurado o direito de resposta, proporcional ao agravo, além da indenização por dano material, moral ou à imagem;

(…)

X – são invioláveis a intimidade, a vida privada, a honra e a imagem das pessoas, assegurado o direito a indenização pelo dano material ou moral decorrente de sua violação;

Così, solo con l’arrivo della costituzione cittadina il danno morale ha effettivamente guadagnato la sua autonomia (riparabilità autonoma), essendo classificato come categoria di danno.

Va sottolineato che il Codice Civile del 2002, quando concettualizzò un atto illecito nell’articolo 186, alludeva espressamente al danno morale, decrementando ogni dubbio sul suo riconoscimento e disciplina da parte del sistema brasiliano, altrimenti vediamo:

Art. 186. Aquele que, por ação ou omissão voluntária, negligência ou imprudência, violar direito e causar dano a outrem, ainda que exclusivamente moral, comete ato ilícito.

LA RIPARAZIONE DEL DANNO MORALE

Anche se la fase di discussione sul riconoscimento e la disciplina del danno morale è superata, l’istituto genera ancora molto dibattito nella dottrina e nella giurisprudenza riguardo a un’equa riparazione, perché a differenza del danno materiale dove può essere calcolato oggettivamente, nel danno morale la sua quantificazione è qualcosa di molto più complesso. In pratica, osserviamo che esiste una “tabella” del danno morale, dove il processo viene giudicato in base al danno causato, non osservando più le minuzie di ogni caso specifico. Questo ha lo scopo di stabilire valori simili per situazioni simili.

Questo tipo di azione da parte della magistratura non è altro che un modo per addebitare danni morali senza avere, per questo, una legislazione che è nello stampo della pratica abituale, creando diverse disparità e ingiustizie nei tribunali di tutto il paese.

Così, cercando di ottenere una maggiore giustizia nella definizione dei danni morali, sono stati creati alcuni sistemi per la loro definizione al fine di evitare tali decisioni discrepanti per casi simili, nel tentativo di ridurre la soggettività così inerente all’istituto.

QUANTIFICAZIONE DEL DANNO MORALE

Esistono due sistemi per la riparazione dei danni morali: il sistema trifase e il sistema aperto, secondo Stolze e Pampolha (2013) c’è una “predeterminazione, legale o giurisprudenziale, dell’ammontare del risarcimento, applicando al giudice la regola a ciascun caso specifico, osservando il limite del valore stabilito in ogni situazione”. Nel secondo, il giudice ha la competenza “di fissare il quantum soggettivamente corrispondente alla riparazione/risarcimento del danno (p.419)”.

Il Brasile utilizza il sistema aperto, attraverso l’arbitrario, in questo sistema, in questo sistema, non ci sono valori prefissati per l’indennizzo. Spetta al Magistrato, secondo il suo parere, quantificare il danno. Una lezione importante è portata da Stolze e Pampolha (2013, p.419) che considerano l’arbitrato come la procedura naturale della risoluzione del danno morale, in considerazione di ciò che l’articolo 475-C, II del CPC del 1973 aveva, perché secondo i rinomati autori, la natura dell’oggetto dell’accordo richiede l’arbitrato:

Ora, o objeto da liquidação da reparação pecuniária do dano moral é uma importância que compensa a lesão extrapatrimonial sofrida. Não há como evitar a ideia de que, efetivamente, a natureza do objeto da liquidação exige o arbitramento, uma vez que os simples cálculos ou os artigos são inviáveis, na espécie.

Analizzando il tema, Cavalieri (2012, p.103) comprende che l’arbitrato è il modo migliore per ripulire la riparazione del danno morale:

Não há, realmente, outro meio mais eficiente para se fixar o dano moral a não ser pelo arbitramento judicial. Cabe ao juiz, de acordo com o seu prudente arbítrio, atentando para a repercussão do dano e a possibilidade econômica do ofensor, estimar uma quantia a título de reparação pelo dano moral.

Va sottolineato che, anche se il Brasile adotta il sistema aperto, spesso osserviamo che la tariffazione è ancora ampiamente utilizzata nel nostro sistema giuridico, causando un “ingessamento” delle decisioni.

È vero che il sistema aperto ha i suoi difetti e può causare una certa incertezza giuridica, nella misura in cui possiamo avere una discrepanza tra decisioni di casi simili, tuttavia, ci sembra un male minore rispetto all’applicazione del sistema di tariffazione, che valuta in modo estremamente obiettivo il danno morale, che per sua natura comporta un alto grado di soggettività, diventando con questo incompatibile.

Per l’arbitrato della riparazione pecuniaria dei danni morali, il giudice deve considerare le circostanze politiche, le ripercussioni dell’illecito, le condizioni personali delle parti, nonché il principio di ragionevolezza e proporzionalità (LIMA, 2017).

IL CODICE DI PROCEDURA CIVILE

Il nuovo codice di procedura civile presenta una significativa novità per quanto riguarda la possibilità che le parti coinvolte nel processo hanno di cercare una più corretta quantificazione del danno morale nell’udienza di conciliazione e mediazione.

Il codice di procedura civile ci presenta ancora due importanti strumenti contro “l’industria del danno morale”, poiché preclude la generica domanda di danno morale (art. 292, V), nonché la fissazione delle spese di soccombenza in base al valore desiderato, in caso di licenziamento (art. 85, § 6).

Data l’impossibilità indicata dal diploma normativo, spetta al promotore presentare nel pezzo vestibolare il valore desiderato. Questa volta, se il Magistrato concede quanto invocato, cesserà per il ricorrente l’interesse ricorsivo, tuttavia l’Autore sarà più attento a chiedere un importo fuori dalla realtà, perché in caso di soccombenza, le spese di soccombenza saranno prese in considerazione il valore descritto nell’iniziale, oltre alle spese processuali.

Tra i difensori dell’impossibilità dell’applicazione generica, possiamo menzionare l’illustre professore Didier Júnior (2015, p. 581), che nel suo corso di Diritto processuale civile, si è così posizionato:

Problema que merece cuidadosa análise é a do pedido genérico nas ações de reparação de dano moral: o autor deve ou não quantificar o valor da indenização na petição inicial? A resposta é positiva: o pedido nestas demandas deve ser certo e determinado, delimitando o autor quanto pretende receber como ressarcimento pelos prejuízos morais que sofreu. Quem, além do próprio autor, poderia quantificar a “dor moral” que alega ter sofrido? Como um sujeito estranho e por isso mesmo alheio a esta “dor” poderia aferir a sua existência, mensurar a sua extensão e quantificá-la em pecúnia? A função do magistrado é julgar se o montante requerido pelo autor é ou não devido; não lhe cabe, sem uma provocação do demandante, dizer quanto deve ser o montante. Ademais, se o autor pedir que o magistrado determine o valor da indenização, não poderá recorrer da decisão que, por absurdo, a fixou em um real (R$ 1,00), pois o pedido teria sido acolhido integralmente, não havendo como se cogitar interesse recursal. O art. 292, V, do CPC, parece ir por este caminho, ao impor como o valor da causa o valor do pedido nas ações indenizatórias, “inclusive as fundadas em dano moral”. Somente é possível a iliquidez do pedido, nestas hipóteses, se o ato causador do dano puder repercutir, ainda, no futuro, gerando outros danos (p. ex.: uma situação em que a lesão à moral é continuada, como a inscrição indevida em arquivos de consumo ou a contínua ofensa à imagem); aplicar-se-ia, então, o inciso II do par. 1º do art. 624, aqui comentado. Fora dessa hipótese, incabível a formulação de pedido ilíquido.

La Corte Superiore di Giustizia è responsabile di dare l’ultima parola in merito alle azioni che comportano danno morale, il suddetto organo ha divulgato 11 (undici) tesi consolidate in tribunale sulla responsabilità civile per danno morale. Queste comprensioni sono presentate nel numero 125 di Jurisprudence in theses (BRASIL, 2019).

Si segnala il precedente che definisce che la fissazione dell’importo dovuto a titolo di risarcimento dei danni morali dovrebbe considerare il metodo bifasico, che combina i criteri della valutazione delle circostanze del caso e dell’interesse legale leso e minimizza la possibile arbitrarietà dell’adozione di criteri solo soggettivi del giudice, oltre ad escludere qualsiasi addebito del danno (BRASIL, 2019).

CONSIDERAZIONI FINALI

Il presente lavoro ha cercato di presentare la complessità della quantificazione del danno morale, dimostrandone il concetto, l’evoluzione storica e i criteri utilizzati per la sua quantificazione.

In questo punto di sintonizzazione, è stato dimostrato che non vi è alcun dubbio sull’indipendenza dell’istituto dal danno morale, consolidato dall’attuale Costituzione, nonché dai comandamenti legali stabiliti nel codice civile e di procedura civile.

Inoltre, la ricerca ha cercato di dimostrare gli elementi utilizzati per attribuire il danno morale, presentando criteri utilizzati che mirano a ridurre la complessità e la soggettività di questo istituto, nonché la comprensione della Corte Superiore di Giustizia che è l’organo responsabile di dare l’ultima parola sull’argomento.

Sono state inoltre sollevate le modifiche causate dall’edizione del nuovo codice civile in relazione all’impossibilità della generica domanda di risarcimento morale (art. 292, V), nonché la fissazione delle spese di soccombenza in base al valore desiderato, in caso di licenziamento (art. 85, § 6).

Così, è stato dimostrato che non esiste ancora una soluzione definitiva alla sua applicabilità perché è l’istituto dotato di grande soggettività, ma ha sottolineato l’evoluzione dei criteri della sua applicabilità, che mira ad evitare pretese giudiziarie fuori luogo che stipano la magistratura e alimentano “l’industria del danno morale”, oltre a cercare, attraverso criteri più oggettivi, il verificarsi di risultati molto diversi per casi simili.

RIFERIMENTI

BRASIL. Planalto. Disponível em: <http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/constituicao/constituicao.htm>. Acesso em: 21/11/2021.

BRASIL. Planalto. Disponível em: <http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/leis/2002/L10406compilada.htm>. Acesso em: 21/11/2021.

BRASIL. Planalto. Disponível em: http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/_ato2015-2018/2015/lei/l13105.htm>. Acesso em: 21/11/2021.

BRASIL. STJ. Disponível em: https://scon.stj.jus.br/SCON/jt/toc.jsp>. Acesso em: 21/11/2021.

BRASIL. CONJUR. Disponível em: https://www.conjur.com.br/2019-mai-21/stj-divulga-11-teses-responsabilidade-civil-dano-moral>. Acesso em: 21/11/2021.

CAVALIEIRI FILHO, Sérgio. Programa de Responsabilidade Civil. 10. ed. São Paulo: Atlas, 2012.

DE LIMA, Zulmira Pires. Algumas considerações sobre a responsabilidade civil por danos morais, In Boletim da Faculdade de Direito, Universidade de Coimbra, 2.º suplemento, Coimbra, 1940, v. XV, p. 240.

DE LIMA, Zulmira Pires. JUSBRASIL. Disponível em: <https://tj-mg.jusbrasil.com.br/jurisprudencia/942281622/apelacao-civel-ac-10145130562435001-juiz-de-fora>. Acesso em: 21/11/2021.

DIDIER JÚNIOR, Fredie. Curso de Direito Processual Civil: introdução ao direito processual civil, parte geral e processo de conhecimento.17.ed. Salvador : JusPodivm, 2015.

LIMA, André Barreto. Banalização dos processos referentes a danos morais. Disponível em: < https://jus.com.br/artigos/59041/banalizacao-dos-processos-referentes-a-danos-morais/3 > acesso em novembro de 2021.

STOLZE, Pablo; PAMPOLHA FILHO, Rodolfo. Novo Curso de Direito Civil: Responsabilidade Civil. 10ª ed. São Paulo: Saraiva, 2013.

[1] Laureato in giurisprudenza presso l’Unipê College. Specializzazione in Diritto Costituzionale e Amministrativo presso Uniamérica.

[2] Dottorato in Psicologia e Psicoanalisi Clinica. PhD in Trendo in Comunicazione e Semiotica presso la Pontifícia Universidade Católica de São Paulo (PUC/SP). Master in Scienze Religiose presso l’Universidade Presbiteriana Mackenzie. Master in Psicologia Clinica. Laurea in Scienze Biologiche. Laurea in Teologia. Si occupa di Metodologia Scientifica (Metodo di Ricerca) da più di 15 anni nell’Orientamento alla Produzione Scientifica di Studenti di Master e Dottorato. Specialista in Ricerche di Mercato e Ricerche indirizzate in ambito Sanitario. ID ORCO: 0000-0003-2952-4337.

Inviato: Novembre, 2021.

Approvato: Novembre 2021.

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Carla Dendasck

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